La traina con il vivo

0 views

La traina con il vivo è una tecnica di pesca mirata alla cattura dei grandi pesci predatori mediante utilizzo di esca viva lentamente trainata. La caratteristica principale di questa tecnica è che l’esca viva, al contrario di quella artificiale, consente di stimolare all’attacco i predatori più sospettosi partendo dal presupposto che si tenterà di offrirgli, nel modo più naturale possibile, ciò che già trovano in natura.

I maggiori sostenitori della traina veloce non si troverà perfettamente d’accordo con questa tesi sostenendo la maggior validità dell’esca artificiale nella maggior parte delle situazioni. Allora prima di addentrarci nelle tematiche specifiche della traina col vivo forse è bene chiarire alcuni punti.
È vero che la traina col vivo non è certamente l’unica tecnica che consente di pescare i grandi predatori; in effetti anche con lo spinning e con il vertical jigging si riesce spesso ad eludere la diffidenza di un grande predatore del mare, ma entrambe si basano sul presupposto di riuscire ad “animare” un’esca facendole compiere dei movimenti discontinui e particolarmente adescanti.
Al contrario, l’andatura “regolare” della traina canonica con gli artificiali è senz’altra meno redditizia nei confronti delle specie ittiche più sospettose e questo è un dato indiscutibile.
Il fatto che si possa allamare “occasionalmente” una ricciola adulta con un’esca artificiale trainata in modo tradizionale rimane un fatto isolato e privo di interesse sportivo.

Tornando alla traina col vivo, ci preme sottolineare che per arrivare a catture significative e continuative nel tempo è necessario diventare esperti sulle seguenti tematiche dalle quali non è possibile prescindere:

  1. LE ESCHE;
  2. I FONDALI;
  3. LE PREFERENZE ALIMENTARI DEI PESCI;
  4. LE TECNICHE DI AFFONDAMENTO;
  5. L’ATTREZZATURA PESCANTE.

1) LE ESCHE:

alcuni dei requisiti fondamentali da apprendere per poter praticare al meglio questa tecnica consistono nel :

saper pescare velocemente le esche;
poterle conservare in una vasca con riciclo di acqua;
saperle innescare in modo tale da non ferirle, consentendo loro di rimanere vivaci e stimolanti per diverse ore.

pescare velocemente le esche è importantissimo perché consente di poter pescare con le esche innescate per molto tempo e avere di conseguenza più chances di cattura. Per questo è necessario alzarsi molto presto la mattina in quanto i piccoli pesci come sugheri, occhiate, lucci di mare, sgombri, etc… sono molto attivi già alle prime luci dell’alba. Normalmente basta trainare un piccolo minnow o un piccolo ondulante intorno ai 3,5 nodi sui fondali più idonei per questi pesciolini che in breve tempo avremo a disposizione ciò che ci occorre.
È perfettamente inutile pescare decine di pesciolini-esca se non si dispone di una capiente vasca con riciclo per poterle conservare per tutto il tempo necessario. L’etica sportiva infatti ci impone a fine giornata di rilasciare in buona salute tutto il “vivo” rimasto inutilizzato. In mancanza di un adeguato sistema di riciclo dell’acqua è possibile sopperire con frequenti cambi d’acqua manuali tramite secchi.
I pesciolini-esca vanno innescati in modo da non ledere gli organi vitali e nel più breve tempo possibile (magari servendosi di guanti bagnati). Normalmente si innescano con il primo amo (trainante) a chiudere la bocca o dal naso, e con il secondo (ferrante) sotto pelle all’altezza dei 2/3 della lunghezza del pesce.

 

2) I FONDALI:

nella traina col vivo, a causa della lenta andatura che saremo costretti a mantenere, è di fondamentale importanza conoscere alla perfezione i fondali dove andremo a calare le esche.
A differenza della traina veloce con artificiali dove si ha modo di coprire una superficie di mare molto vasta in poche ore e di “cercare” il pesce con buone probabilità di trovarlo, nella traina lenta si copre circa 1/3 di spazio ed è necessario non sbagliare la zona di pesca. Inoltre c’è un altro fattore sottovalutato da molti “vivaioli” che riguarda la gestione dei percorsi da fare in base alle correnti. Mentre nella traina veloce è possibile contrastare le forti correnti senza difficoltà, nella traina lenta questo non è possibile: una buona regola è quella di scegliere con meticolosità una zona, fermarsi circa 100 mt prima a favore di corrente e cominciare ad innescare in modo da trovarsi con le esche già pronte e ben “calate”proprio nel punto prescelto. Uno degli errori più frequenti è infatti quello di ritrovarsi a fine calata già fuori dalla zona giusta e dover risalire con fatica la corrente per tornare nel punto prescelto Tutto ciò fa perdere tempo prezioso.
Normalmente le aree di maggior interesse per i predatori si trovano in prossimità delle cigliate delle secche o in punti dove la vegetazione, o un forte dislivello di fondale, possa celare la loro presenza dando modo di sferrare l’attacco in modo improvviso.
Di conseguenza per il “vitaiolo” le zone da battere saranno proprio queste.
I fondali rocciosi compresi tra i 10 e i 50 mt saranno quelli da preferire, soprattutto per dentici e ricciole. Per determinate specie come i pesci serra, le lecce e le spigole la zona può essere estesa anche al fondale sabbioso lontano dalle scogliere o in prossimità di sbocchi di acqua dolce, anche a profondità bassissime.

 

3) LE PREFERENZE ALIMENTARI DEI PESCI:

nella traina col vivo è fondamentale proporre l’esca giusta al momento giusto in base alle preferenze alimentari dei pesci. Portare a spasso per ore un’esca inadeguata equivale ad andare senza esca. Per capire a fondo questo concetto è necessario passare molte ore in mare fino a rendersi conto di ciò che probabilmente accade li sotto. L’universo sottomarino è governato da certe regole che spesso sottovalutiamo. Uno dei pensieri più comuni è che basti calare un’esca per far scatenare l’attacco di un predatore. Niente di più sbagliato. Nell’arco della giornata ci sono solo dei brevi momenti in cui questo accade. Nella maggior parte del tempo prede e predatori “convivono” pacificamente nello stesso habitat. Spesso i momenti degli attacchi si concentrano all’interno di 1 ora, a volte anche molto meno. Di conseguenza per un pescatore, al di là di quel fatidico momento propizio (dove il tipo di esca fa poca differenza), nella maggior parte del tempo è necessario proporre l’esca più appetibile possibile e sperare che un predatore già sazio o svogliato non riesca a rinunciare all’attacco.
Per riuscire bene in questo è basilare conoscere le preferenze alimentari per ogni specie di predatore e legarle al contesto specifico, cioè adattarle al periodo e al momento della giornata. Inoltre nel proporre un “boccone appetibile” bisogna tenere in considerazione anche altri parametri importanti, quali la velocità di traina e le dimensioni dell’esca. Troppo complicato ? probabilmente si, ma il fascino è proprio questo.

In linea di massima segnaliamo le esche più gradite in base ai predatori più comuni:

  • Calamari (dentici, ricciole, tonni, pesci serra, cernie)
  • Sgombri (dentici, ricciole, tonni)
  • Aguglie (dentici, ricciole, tonni, pesci serra, lecce, palamite, lampughe)
  • Seppie (dentici)
  • Sugheri (dentici, pesci serra, lecce, ricciole)
  • Lucci (ricciole, lecce, pesci serra)
  • Occhiate (pesci serra, dentici, ricciole)
  • Tonnetti (ricciole)

 

4) LE TECNICHE DI AFFONDAMENTO:

le tecniche di affondamento principali per la traina col vivo sono 4:

  1. affondamento con piombo guardiano
  2. affondamento con piombatura frazionata
  3. affondamento con lenza auto-affondante
  4. affondamento con downrigger

il piombo guardiano è un piombo legato ad uno spezzone di filo di circa 120 cm (di diametro inferiore a quello usato nel mulinello) fissato a circa 15/20 mt dal terminale, che consente durante il lento procedere della traina, di “sentire” il fondo con precisione assoluta. Funziona nel modo seguente: si cala l’esca e dopo una ventina di metri si fissa (mediante un moschettone su una girella) lo spezzone di filo con il piombo e si continua a calare fino a sentire il piombo che tocca sul fondale, rimanendo sempre con la marcia inserita. Dopo qualche secondo si ripete l’operazione in quanto il procedere della traina rimette tutto in tensione e ciò fa inevitabilmente risalire di qualche metro il piombo. Quando si risente nuovamente il fondale allora si fanno un paio di giri di mulinello e si inserisce la cicala. In questo modo sappiamo costantemente che la nostra esca è in prossimità del fondale. È in assoluto il sistema di affondamento migliore per insidiare i dentici.
La piombatura frazionata si attua mediante utilizzo di piombi amovibili di varie grammature poste ad una certa distanza dall’esca (mai meno di 20 mt). È un ottimo sistema per pescare su fondali molto profondi e con l’esca molto lontano dalla barca senza che si abbia la necessità di avvicinarsi particolarmente al fondo.
La lenza auto-affondante cioè il dacron piombato e il monel affondano rispettivamente circa 1,5 e 2 mt a circa 1,5 nodi ogni dieci metri di lenza calata in acqua e consentono di far arrivare l’esca a notevoli profondità senza il fastidio di anteporre piombi. È un sistema molto valido per pescare a mezz’acqua e abbastanza a rischio di incagli nelle fasi di curva (dovendo necessariamente calare molti metri di filo in acqua).
Il downrigger o palla di cannone è un sistema di affondamento elettrico che trasporta, tramite un’apposita pinzetta a sgancio la lenza alla profondità desiderata (tramite un contametri), essendo collegata ad un cordino metallico avente all’estremità un piombo di grande dimensioni. Ha due grandissimi vantaggi: si sa sempre con esattezza a che profondità viaggia l’esca (in quanto vengono utilizzati piombi di grande grammatura e un apposito contametri); rappresenta l’unico sistema di affondamento che consente un contatto diretto con la preda allamata senza il fastidio di togliere i piombi e senza il peso di lenze autoaffondanti. Tutto ciò consente di utilizzare libbraggi particolarmente leggere, sia nei diametri delle lenze che nella sezione delle canne (non dovendo sopportare alcun peso diretto). Si preferisce usarlo su fondali profondi e abbastanza regolari.

 

5) L’ATTREZZATURA PESCANTE

L’attrezzatura pescante riguarda principalmente la canna, il mulinello, la lenza, gli ami e la minuteria necessaria, cioè girelle, moschettoni, anelli, etc…
È fondamentale che tutto il complesso pescante sia ben bilanciato e di ottima qualità. Una lenza da 50 lb è capace di sopportare una trazione di circa 25 kg e non avrebbe senso accompagnarla ad una canna da 8 lb. I libbraggi più utilizzati per la pesca col vivo sono compresi tra le 12 e le 30 lb. La tendenza degli ultimi anni è quella di pescare con attrezzature sempre più leggere sia dal punto di vista del peso effettivo dell’attrezzatura che dal punto di vista del libbraggio. I diametri dei fili di nuova generazione (tipo multifibre) consentono elevati carichi di rottura e diametri finissimi in grado di facilitare l’affondamento anche con pesi relativamente leggeri. Tanto per fare un esempio era impensabile fino a qualche anno fa di poter pescare su fondali prossimi ai 35-40 mt con meno di 700/1000 gr di peso dovendo utilizzare nilon di almeno 0.50 di diametro in bobina. Ebbene oggi si utilizzano tranquillamente pesi nell’ordine dei 400/500 gr per tali batimetriche con l’ausilio di multifibre dello 0.20/0.25 di diametro.
È molto importante utilizzare anche la minuteria adeguata. Ricciole e lecce mettono a dura prova l’attrezzatura, specialmente le girelle devono essere piccole ma di eccellente qualità. Anche il filo è fondamentale che sia di ottima qualità e non usurato da precedenti pescate.
Infine gli ami è fondamentale che siano sempre ben affilati e proporzionati all’esca utilizzata.
Solo con tanta pratica si può riuscire a diventare padroni dell’attrezzatura impiegata e riuscire a trarre il giusto beneficio dal mulinello e dalla canna utilizzata a seconda del pesce che è stato allamato. Nell’ottica di una pesca catch and release è fondamentale portare l’attrezzatura al limite delle sue possibilità per non sfinire il pesce con un recupero eccessivamente lungo ed estenuante e questo si può mettere in pratica solo conoscendo molto bene le possibilità di tutta l’attrezzatura pescante.

Valerio e Mauro